domenica 25 dicembre 2022

L'otto e la notte

 Una delle più curiose combinazioni linguistiche, presente in molti idiomi originati dal proto-indo-europeo, è quella tra le parole otto e notte, incredibilmente somiglianti in culture così differenti (ad eccezione delle lingue slave). Vi sono diverse teorie a proposito, ma nessuna ha convinto più di altre.

Forse è solo una coincidenza. Qui osserviamo semplicemente questa particolarità, misteriosa e quasi magica.

 

domenica 18 dicembre 2022

Le misure contano/reloaded

L’origine della gran parte dei termini riferiti al Sistema Metrico Decimale viene dal francese ma è di origine greca, adottati prima dalla Rivoluzione Francese e successivamente dalla Conférence générale des poids et mesures che li ha codificati e resi poi universali.

 -metro

dal francese mètre, dal greco antico métron (misura, lunghezza, regola)

-grammo

dal francese gramme, dal latino gramma (ventiquattresima parte dell’oncia), dal greco antico grámma (carattere scritto, lettera disegnata), da gráphō (raschiare)

-litro

dal francese litre, dal latino medievale litra, dal greco antico lítra, (unità di peso)

 

deca-

dal tardo latino decas (insieme di dieci), dal greco antico déka (dieci)

etto-

dal francese hecto-, dal greco antico hekatón (cento)

chilo-

dal francese kilo-, dal greco antico khílioi (mille)

miria-

dal francese myria-, dal greco antico muríos (diecimila; infinito)

 

mega-

dall’inglese mega-, dal greco antico mégas (grande, potente)

giga-

dal francese giga-, dal greco antico gígas (gigante)

tera-

dal francese téra-, dal greco antico tèras (mostro)

 

deci-

dal francese déci-, dal latino decem (dieci)

centi-

dal francese centi-, dal latino centum (cento)

milli-

dal francese milli-, dal latino mille

 

micro-

dal francese micro-, dal greco antico mikrós (piccolo)

nano-

dal francese nano-, dal greco antico nânos (nano)

 

quadrato

dal latino quadrātus, dal verbo quadrō (fare un quadrato), da quattuor (quattro)

cubo

dal latino cŭbum (cubo, massa), dal greco kúbos (dado)

 


domenica 11 dicembre 2022

C'era una volta...

Con la classica espressione c’era una volta comincia convenzionalmente ogni fiaba che si rispetti e ogni narrazione popolare tramandata oralmente.

Così come molte fiabe le ritroviamo in tutte le lingua europee ed in molte extra-europee – o per lo meno nelle tracce e negli schemi – così avviene anche per quell’incipit tradizionale. Con piccole variazioni, naturalmente (“Once upon a time…”; “Il était une fois…”).

O grandi, come in polacco (“Oltre le sette montagne, oltre le sette foreste…”), in lituano (“Oltre i nove mari, oltre le nove lagune…”), in estone (“Oltre le sette terre, oltre i sette mari…”), in ceco (“Oltre le sette montagne, oltre i sette fiumi…”), in ungherese (“Oltre sette paesi, oltre il mare di Óperencia, oltre le montagne di vetro, dove i maiali dalla coda riccia grufolano…”), in slovacco (“Oltre le colline, oltre le valli…”), oppure in russo (“Nel regno dei tre noni…”), in kazako (“Quando le capre avevano le piume…”), in armeno e in georgiano (“C’era, non c’era…”), o in tedesco (Ai tempi in cui era ancora utile desiderare qualcosa…”), in rumeno (“C’era una volta, perché se non c’era non sarebbe stata raccontata…”) o in particolare in turco, con un inizio a mo’ di filastrocca e con giochi di parole (ovviamente in turco: “C’era una volta e una volta non c’era: nei giorni di un tempo lontano, quando i setacci separavano la paglia, i geni giocavano alla giostra in un vecchio bagno turco, le pulci erano barbieri, i cammelli banditori, quando cullavo dolcemente la mia nonnina sulla sua culla scricchiolante per farla addormentare, viveva in una terra lontana lontana…”).

Il lieto fine, allo stesso modo, con il tipico e vissero felici e contenti, lo si riscontra in tutte le culture. Probabilmente la nostra espressione viene dal tedesco: ... und sie lebten glücklich und zufrieden bis ans Ende ihrer Tage (“e vissero felici e contenti fino alla fine dei loro giorni”).

Dall’inglese (and they all lived happily ever after, letteralmente “… e vissero felicemente da allora in poi”) allo spagnolo (“… y vivieron felices y comieron perdices”, “e vissero felici e mangiarono pernici”) ritroviamo ovunque l’elemento della felicità. L’happy ending c’è sempre, insomma, seppure con varianti leggermente meno positive. Come in ceco (“… e se non sono già morti, vivono ancora”) o in greco (“… e loro vissero bene, ma noi vivemmo meglio”) o in polacco (“… e anch’io ero lì e ho bevuto vino e idromele”).

In alcuni Paesi poi il finale è differente. Con filastrocche in islandese (“un gatto nel pantano alza la coda, così finisce la nostra storia”), in lituano (“… e io ero lì che bevevo idromele, non l'avevo in bocca, mi sono gocciolato la barba”), in norvegese e in svedese (“snipp, snapp, snute, la storia è finita”) o in armeno e in turco (“tre mele caddero dal cielo, una per chi la scrisse, una per chi la disse e una per chi l’ascoltò”).


 

domenica 4 dicembre 2022

The wife's apple

Nell’Inglese Antico la parola meat (carne) indicava ogni tipo di cibo; girl (ragazza), era un giovane di entrambi i sessi; deer (cervo) era il nome di ogni grande mammifero; wife (moglie) qualsiasi donna; fowl (pollame) ogni uccello; starve (morire di fame) semplicemente morire; apple (mela) qualunque tipo di frutto; hound (segugio) infine designava ogni cane.

 

Michael Coxcie, Il peccato originale, dettaglio

 

domenica 27 novembre 2022

Il vagabondo furibondo

Il suffisso latino -bundus crea aggettivi derivanti da nomi o da verbi. È l’antico participio presente di fiō (diventare) che ritroviamo anche nella forma futura -bo (ad esempio amabo, amerò). Indica dunque un processo, un’azione in divenire.

Di questi vocaboli la lingua latina ne conteneva più di cento, ma molti permangono ancor’oggi in italiano, con il suffisso -bondo. Alcuni di uso comune: vagabondo, furibondo, moribondo, nauseabondo; alcuni più ricercati: meditabondo, sitibondo, errabondo, tremebondo, cogitabondo, gemebondo, pudibondo, fremebondo; altri termini sono invece rari: esitabondo, ridibondo, migrabondo, dubitabondo; altri infine sono praticamente scomparsi dai dizionari: lacrimabondo, ondabondo, plorabondo, predabondo, tentabondo…

Nella lingua francese sono in uso voci come furibond, nauseabond, pudibond, vagabond, floribond, mentre in spagnolo ritroviamo tra le altre vagabundo, moribundo, tremebundo, nauseabundo. Anche alcuni dizionari inglesi le riportano, seppur con uso letterario: plorabund, tremebund, ridibund, ludibund, aspectabund…