domenica 30 settembre 2018

I venditori di un tempo



I nomi composti aventi come secondo elemento -vendolo (cioè venditore, colui che vende, anche nel senso traslato) erano piuttosto diffusi nella lingua italiana. Oggi, segno dei tempi, anche gli ultimi vanno – e rapidamente – scomparendo. Vediamone alcuni una volta presenti nel parlato comune:

+carivendolo  venditore a caro prezzo
+ciancivendolo, +ciarlivendolo  venditore di ciarle, fandonie
erbivendolo  venditore di erbaggi
fruttivendolo  venditore di frutta
+grecovendolo  venditore di vin greco al minuto
+lanavendolo, +lanovendolo  venditore di lana
lattivendolo 
venditore di latte
pennivendolo  scrittore o giornalista che si vende
pescivendolo 
venditore di pesce
pollivendolo  venditore di pollame
straccivendolo  venditore di stracci

domenica 23 settembre 2018

Chissà se quaggiù nel frattempo


Il raddoppiamento sintattico, una delle caratteristiche della nostra lingua, è molto frequente. Si evidenzia soprattutto nelle univerbazioni (cioè quando una parola è l’unione di altre due): la consonante iniziale della seconda parola raddoppia...

qua + giù = quaggiù
de + la = della
a + rivederci = arrivederci
e + viva = evviva
più + tosto = piuttosto
sopra + giungere = sopraggiungere
sì + signore = sissignore
ma + che = macché
fra + tempo = frattempo
a + dio = addio
sopra + tutto = soprattutto
là + su = las
né + meno = nemmeno
a + bastanza = abbastanza
ne + la = nella
contro + dire = contraddire
chi + sa = chis




domenica 16 settembre 2018

domenica 9 settembre 2018

Il bambino puerile e l'uomo virile


Nella formazione della lingua italiana molti vocaboli latini si sono perduti o sono mutati. Ma l’origine latina risulta evidente negli aggettivi di riferimento.

nome latino
nome italiano
aggettivo italiano
(dal latino)
DOMŬS
casa
domestico
BELLUM
guerra
bellico
URBS
città
urbano
ĂGER
campo
agrario
VIR
uomo
virile
MĪLĔS
soldato
militare
PLUVIĂ
pioggia
pluviale
ECCLESIĂ
chiesa
ecclesiastico
MĂGISTĔR
maestro
magistrale
DIES
giorno
diurno
EQUUS
cavallo
equestre
PUER
bambino
puerile
ŎVIS
pecora
ovino
CASEUS
formaggio
caseario
CĂPUT
testa
capitale
ŌS
bocca
orale
OCULUS
occhio
oculare
SĔNEX
vecchio
senile
ĂVIS
uccello
aviario
SPECULUM
specchio
speculare



domenica 2 settembre 2018

La pietra che brucia


Il termine latino ambra deriva dall’arabo ànbar, che ha influenzato (oltre l’italiano) anche il francese ambre, l’inglese amber, l’irlandese ómra, lo spagnolo e il portoghese àmbar.
Il senso di pietra illuminata è presente in molte lingue slave: jantar è russo, ceco, slovacco, sloveno e croato; in lituano è gintaras, in lèttone dzintaras.
L’antico persiano kahrobâ è invece entrato nel turco kehribar, quindi nel greco moderno kechrimpári e in altre lingue balcaniche: l’albanese qelibar, il bulgaro kechlibar, il rumeno chihilimbar e il serbo ćilibar.
Il concetto di pietra che brucia“ è invece del tedesco Bernstein, e da questo allo svedese bärnsten, al polacco burszstyn, all’ungherese borostyán, al bielorusso e ucraino burshtin.
Per i norreni della Scandinavia l’ambra era raf, come oggi nel danese e nel norvegese rav.  
Per i finlandesi e gli estoni, infine, l’ambra è qualificata come “resina di mare”, con i rispettivi termini meripihka e merevaik.