domenica 25 aprile 2021

Buona colazione!

  

Il termine colazione deriva dal collatum latino, participio passato del verbo conferre, portare insieme: per gli antichi Romani era un pasto consumato insieme dove tutti contribuivano (la parola colletta viene proprio da questa usanza).

Breakfast in inglese è il 'rompidigiuno', da break e fast, o meglio la fine del digiuno notturno.

Desayuno e (petit) déjeuner in spagnolo e francese vengono dal basso latino disieiūnāre, cioè rompere (de) lo iēiūnium, cioè il digiuno.

Il concetto di piccolo, calco del francese, si ritrova anche nel portoghese pequeno almoço (dal latino admorsus, che dà l’idea di un pasto leggero. Almuerzo è anche spagnolo, vuol dire pranzo.

Il concetto di morso, quindi un mangiare veloce, sta nel neerlandese ontbijt.

Frühstück in tedesco è l’unione di früh (iniziale) e Stück, la porzione.

Kahvaltı in turco è letteralmente il dopo-caffè.

Závtrak in russo fa riferimento al mattino (za + utro, al mattino), così come il greco proinó si riferisce al mattino (prōí) e l’ungherese reggeli, da reggel, mattino.

Aamiainen, il mattiniero, riferito al pasto, è in finlandese.

Śniadanie è il primo mangiare, in polacco.

Doručak è in serbo-croato il pasto prima del pranzo.

Il termine più vicino all’italiano è invece il maltese kolazzjon.


domenica 18 aprile 2021

Un uomo entra in un caffè...

Un verbo entra in un bar, vede un bel soggetto e chiede di coniugarlo. Il soggetto declina.

Un trapassato remoto e un futuro anteriore andavano sempre in un bar: che tempi…

Un gerundio e un infinito in un bar stanno bevendo per dimenticare.

Un imperativo entra in un bar: “fammi un caffè!”

Un condizionale entrerebbe volentieri in un bar, ma…

Pare che un congiuntivo sia entrato in un bar…

Un imperfetto entrava tutte le sere in un bar.

Un infinito, bloccato sulla porta del bar: “entrare!, entrare!”

Un participio è ora in un bar: entrato!

Tre verbi intransitivi entrano in un bar. Siedono, chiacchierano, poi partono.

Un verbo troppo riflessivo, in un bar, si annoia e se ne va.

Un vocativo entra in un bar: “ehi!”

Degli aggettivi entrano in un bar: spazioso, pulito, accogliente…

Due articoli entrano in un bar: “un caffè!”, “il caffè!”

E una congiunzione entrò in un bar.

 

Un sinonimo accede ad un caffè.

Un’allusione entra in un locale del vizio.

Un eufemismo entra nella sua seconda casa.

Un’invettiva entra in un bar: “gentaglia pidocchiosa!”

Una metafora entra nel suo rifugio quotidiano.

Un ossimoro entra in un bar: silenzio assordante!

Un anacoluto, gli piace andare al bar.

Un’antifrase entra in un vecchio bar: “complimenti, proprio un locale moderno!”

In un bar, ci entrò una dislocazione a sinistra.

Tra il chiacchierio di un bar, entra un’onomatopea.

Fresco come una rosa, bello come il sole, un cliché entra in un bar.

Con un cappello in testa e nel taschino un foulard, un chiasmo entra in un bar.

Un’iperbole si fionda in un bar.

Un’enfasi entra in un bar: “perbacco, questo sì che è un signor bar!”

Una figura retorica entra letteralmente in un bar ma ne esce dissanguato in senso figurato.

Una domanda retorica entra in un bar: “ah, siete aperti?”

Una rima entra in un bar solo per guardar, o chiacchierar.

 

Degli articoli partitivi entrano in dei bar.

Un bar è visto da una  frase passiva, che vi entra.

Un gruppo di avverbi entra in un bar rapidamente, curiosamente, regolarmente.

Delle virgole entrano in un bar: ordinano, bevono, pagano, escono.

Un punto esclamatico entra in un bar!

Un punto interrogativo entra in un bar?

Due virgolette entrano in un “bar”.

Due barre entrano in un b/a/r.

Una coppia di parentesi entra (in un bar).

Alcune preposizioni entrano in bar, al bar e per bar.

Un corsivo entra di corsa in un bar.

Un grassetto entra in un bar.

Dei puntini di sospensione entrano… in un bar!

Una comitiva di acritici entra in un bàr, in un bär, in un bãr, in un bår.

Uffa… un’interiezione entra nel solito bar.

 

Un dislessico entra in un bra.

Un balbuziente entra in un b-b-bar.

Un parmense entra in un bav.

Un esterofilo entra in un bar: “garçon? un coffee, por favor!”

Un nostalgico entra in una mescita.

Un Romano entra in un bar: “vitrum vinum!”

Un etimologo entra in un bar e si appoggia alla barra.

Un dialettologo trasitte drento 'n trani.

Un logorroico entra in un bar. Mentre ordina da bere racconta agli astanti di quella volta che…

Un pessimo raccontatore di freddure entra in un bar: “splash!”

 



 

domenica 11 aprile 2021

La f dello spagnolo, anzi l'h

Una caratteristica dell’evoluzione del latino nel castigliano è la perdita in molti termini della f iniziale, che diventa in un primo tempo un’h aspirata per poi successivamente scomparire nella pronuncia dello spagnolo odierno. Vediamo alcuni esempi, con le differenze tra il castigliano, il catalano e il galiziano:  


 


domenica 4 aprile 2021

Fare tablet rasa!

 Molte parole del linguaggio dell’informatica e della rete che ci sembrano così moderne hanno in realtà un’etimologia che spesso riporta al greco e, soprattutto, al latino: