Un verbo
entra in un bar, vede un bel soggetto e chiede di coniugarlo. Il soggetto
declina.
Un trapassato
remoto e un futuro anteriore andavano sempre in un bar: che tempi…
Un gerundio
e un infinito in un bar stanno bevendo per dimenticare.
Un imperativo
entra in un bar: “fammi un caffè!”
Un condizionale
entrerebbe volentieri in un bar, ma…
Pare che
un congiuntivo sia entrato in un bar…
Un imperfetto
entrava tutte le sere in un bar.
Un infinito,
bloccato sulla porta del bar: “entrare!, entrare!”
Un participio
è ora in un bar: entrato!
Tre verbi
intransitivi entrano in un bar. Siedono, chiacchierano, poi partono.
Un verbo
troppo riflessivo, in un bar, si annoia e se ne va.
Un vocativo
entra in un bar: “ehi!”
Degli aggettivi
entrano in un bar: spazioso, pulito, accogliente…
Due articoli
entrano in un bar: “un caffè!”, “il caffè!”
E una congiunzione
entrò in un bar.
Un sinonimo
accede ad un caffè.
Un’allusione
entra in un locale del vizio.
Un eufemismo
entra nella sua seconda casa.
Un’invettiva
entra in un bar: “gentaglia pidocchiosa!”
Una metafora
entra nel suo rifugio quotidiano.
Un ossimoro
entra in un bar: silenzio assordante!
Un anacoluto,
gli piace andare al bar.
Un’antifrase
entra in un vecchio bar: “complimenti, proprio un locale moderno!”
In un
bar, ci entrò una dislocazione a sinistra.
Tra il
chiacchierio di un bar, entra un’onomatopea.
Fresco
come una rosa, bello come il sole, un cliché entra in un bar.
Con un
cappello in testa e nel taschino un foulard, un chiasmo entra in un bar.
Un’iperbole
si fionda in un bar.
Un’enfasi
entra in un bar: “perbacco, questo sì che è un signor bar!”
Una figura
retorica entra letteralmente in un bar ma ne esce dissanguato in senso
figurato.
Una domanda
retorica entra in un bar: “ah, siete aperti?”
Una rima
entra in un bar solo per guardar, o chiacchierar.
Degli articoli
partitivi entrano in dei bar.
Un bar è
visto da una frase passiva, che
vi entra.
Un
gruppo di avverbi entra in un bar rapidamente, curiosamente,
regolarmente.
Delle virgole
entrano in un bar: ordinano, bevono, pagano, escono.
Un punto
esclamatico entra in un bar!
Un punto
interrogativo entra in un bar?
Due virgolette
entrano in un “bar”.
Due barre
entrano in un b/a/r.
Una
coppia di parentesi entra (in un bar).
Alcune preposizioni
entrano in bar, al bar e per bar.
Un corsivo
entra di corsa in un bar.
Un grassetto
entra in un bar.
Dei puntini
di sospensione entrano… in un bar!
Una comitiva di acritici
entra in un bàr, in un bär, in un bãr, in
un bår.
Uffa…
un’interiezione entra nel solito bar.
Un dislessico
entra in un bra.
Un balbuziente
entra in un b-b-bar.
Un parmense
entra in un bav.
Un esterofilo
entra in un bar: “garçon? un coffee, por favor!”
Un nostalgico
entra in una mescita.
Un Romano
entra in un bar: “vitrum vinum!”
Un etimologo
entra in un bar e si appoggia alla barra.
Un dialettologo
trasitte drento 'n trani.
Un logorroico
entra in un bar. Mentre ordina da bere racconta agli astanti di quella volta che…
Un
pessimo raccontatore di freddure entra in un bar: “splash!”