domenica 28 aprile 2019

La corsa della corriera e il curriculum del fuoricorso


Il verbo latino cŭrrere (correre) ha originato molti altri verbi:

correre, accorrere, concorrere, decorrere, discorrere, incorrere, intercorrere, occorrere, percorrere, precorrere, rincorrere, scorrere, soccorrere, trascorrere


oltre a un gran numero di sostantivi e aggettivi:


domenica 21 aprile 2019

Bianco come l'alba


Per i Romani l’albo (ălbum) era una tavoletta ricoperta di gesso o dipinta di bianco su cui erano riportati atti ufficiali, editti, liste di personalità. Deriva ovviamente da ălbus (bianco), così come l’alba, la luce bianca del mattino, o l’albūmen, il chiaro dell’uovo. 
Venti secoli più tardi quattro giovanotti di Liverpool pubblicano un disco senza nome né titolo né immagini: sarà il White Album, l’album (coerentemente) bianco…


domenica 14 aprile 2019

Migrazioni


Nella scarna ma efficace lingua dei nostri antenati indoeuropei il suono della consonante m indicava “il limite”. 
voleva dire misurare; da questa radice si formarono parole come materia (la sostanza che ha un limite), metro, mese, ma anche madre (colei che si occupa dei limiti della vita umana).
La forma mad, o med, produsse poi parole come meditare e medicare, cioè riflettere dell’esistenza e accudirla.
La radice rappresentata dalla vocale i significava invece camminare, avanzare, andare oltre. La ritroviamo nel latino ire, andare, o in gi’, presente in molte forme dialettali italiane.
id era l’andare verso la luce (in sanscrito vuol dire preghiera), in greco formò invece idea; in latino iu diede iuvenis (il giovane), colui che va avanti nella vita, mentre ius (la giustizia) era l’unione con la legge divina...
Il fonema della consonante g indicava il movimento, in particolare quello tortuoso. Il latino ignis (fuoco) viene da questo, come il gonía greco, che indica l’angolo, così come altre parole quali anguilla, sangue (che si muove nel corpo), angelo (colui che porta il messaggio). 
Dunque mīg (m+i+g, l’unione dei tre concetti) voleva dire andare oltre il limite, muoversi da un posto a un altro, sconfinare. Migrare. Questo verbo si è mosso insieme ai suoi parlanti, nel corso di secoli, sia verso l’Asia meridionale sia verso il continente europeo.
Andare oltre il limite. Tutte le grandi scoperte e le grandi intuizioni dell’umanità sono avvenute grazie allo sconfinamento, sia territoriale che mentale.
Agli italiani (o meglio a coloro che hanno abitato l’Italia) è sempre piaciuto molto migrare, muoversi, curiosare. “Un popolo di navigatori…”, si dice. È piaciuto andare oltre non solo ai trasmigratori, ma pure ai santi, agli artisti, ai poeti.

I Cesari fanno dello spostare continuo del confine delle province, il limes, la ragione di vita della stessa Roma. 
Francesco d’Assisi passa quasi tutta la sua breve esistenza (dopo la conversione) a predicare e camminare, arrivando una volta perfino in Egitto.
Fibonacci, il matematico viaggiatore, va oltre i limiti della matematica europea arricchendola con le competenze arabe.
Tommaso d’Aquino spende gran parte della sua vita studiando e insegnando tra le università di Parigi e Colonia.
Marco Polo e Matteo Ricci vanno oltre le barriere delle conoscenze geografiche e culturali viaggiando verso l’Oriente.
Dante vive gli ultimi vent’anni di vita in esilio e va oltre il limite, quello del mortale, immaginando di arrivare addirittura in paradiso.
Petrarca vive a lungo in Provenza per affinare il suo stile poetico e modellare la neonata lingua italiana.
Leonardo va oltre i limiti delle nozioni conosciute della scienza e della tecnica, osservando e sperimentando (ed emigrando in Francia).
Colombo e Vespucci vanno ben oltre le colonne d’Ercole, per curiosità e per bramosia.
Rossini è italiano fino al midollo, eppure preferisce vivere a Parigi 25 anni.
Garibaldi va oltre l’oceano a portare la sua idea di rivoluzione.
Toscanini e Fermi espatriano in disaccordo con l’oscenità del fascismo, emigranti come milioni di connazionali.

domenica 7 aprile 2019

Quello che striscia, quello con l’ascia…


La curiosa etimologia di alcune parole di origine greca riferite ad animali:

ippopotamo
“il cavallo di fiume”
da hippopotamus (hippos: cavallo; potamos: del fiume)

camaleonte
“il leone strisciante”
da khamaileon (khamai: basso, a terra; leon: leone)

coccodrillo
“quello che si insinua fra le pietre”
da krokodeilos (kroke: sassi, ciotoli; drilos: insinuarsi, infilarsi)

rinoceronte
“quello dal corno nel naso”
da rhinokeros (rhinos: naso; keras: corno)

tartaruga
“l’abitante del Tartaro”
da tartaroukhos? (da Tartaros: luogo mitologico; oikos: abitante)

pellicano
“quello con l’ascia”
da pelekan (da pelekys: ascia)

ornitorinco
“quello con il becco da uccello”
da ornitorynchos (ornis: uccello; rynchos: becco)

delfino
“quello che sembra un grembo”
da delphys (grembo)

dinosauro
“la lucertolona terribile”
da deinos (terribile) e sauros (lucertola)

scoiattolo
“quello che fa ombra con la coda”
da skiouros (skia: ombra; oura, coda)