domenica 29 luglio 2018

Dante vs Petrarca


Due celebri sonetti di Dante e di Petrarca


TANTO GENTILE E TANTO ONESTA PARE


ERANO I CAPEI D’ORO A L’AURA SPARSI


Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia, quand'ella altrui saluta,
ch'ogne lingua devèn, tremando, muta,
e li occhi no l'ardiscon di guardare.

Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d'umiltà vestuta,
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.

Mostrasi sì piacente a chi la mira
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che 'ntender no la può chi no la prova;

e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d'amore,
che va dicendo a l'anima: Sospira.


Erano i capei d’oro a l’aura sparsi
che ’n mille dolci nodi gli avolgea,
e ’l vago lume oltra misura ardea
di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi;

e ’l viso di pietosi color’ farsi,
non so se vero o falso, mi parea:
i’ che l’esca amorosa al petto avea,
qual meraviglia se di sùbito arsi?

Non era l’andar suo cosa mortale,
ma d’angelica forma; e le parole
sonavan altro che, pur voce umana;

uno spirto celeste, un vivo sole
fu quel ch’i’ vidi: e se non fosse or tale,
piagha per allentar d’arco non sana.


Prendendo un verso alternativamente ora qui e ora lì, ne esce fuori un terzo:

Tanto gentile e tanto onesta pare
che ’n mille dolci nodi gli avolgea,
ch'ogne lingua devèn, tremando, muta,
di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi;

Ella si va, sentendosi laudare,
non so se vero o falso, mi parea:
e par che sia una cosa venuta
qual meraviglia se di sùbito arsi?

Mostrasi sì piacente a chi la mira
ma d’angelica forma; e le parole
che 'ntender no la può chi no la prova;

uno spirto celeste, un vivo sole
un spirito soave pien d'amore,
piagha per allentar d’arco non sana.