domenica 6 giugno 2021

Dalla Russia con amore

Per tutto l’Ottocento l’Italia è stata per scrittori e poeti russi un luogo ideale, dal quale trarre ispirazione ma anche da visitare. Gli scrittori e drammaturghi Maksim Gor'kij e Nikolaj Gogol' soggiornarono a lungo in Italia, come i celebri autori Fëdor Dostoevskij e Anton Čechov, o più recentemente il poeta Iosif Brodskij. Poi ci fu chi come Aleksandr Puškin non riuscì mai, pur desiderandolo, a visitarla, ma ne fu da sempre ammirato e l’ebbe presente costantemente nel suo immaginario.  

Due poesie in particolare celebrano la bellezza dell’Italia, della sua terra e della sua cultura, vista con gli occhi di due celebri russi.

 

Aleksandr Puškin – Italia (1828)
 
Chi conosce la terra dove il cielo
d’indicibile azzurro si colora?
dove tranquillo il mar con l’onda sfiora
rovine del passato?
dove l’alloro eterno ed il cipresso
crescon superbi? dove il gran Torquato
cantò? dove anche adesso
ne la notte profonda
i canti suoi va ripetendo l’onda?
la terra ove dipinse Raffaello,
dove gli ultimi marmi
animò di Canova lo scalpello
e Byron rude martire ne’ carmi
dolore, amore effuse e imprecazione?

Italia, terra magica, gioconda
terra d’ispirazione!
 
 
 

Nikolaj Gogol' Italia (1829)
 
Italia – magnifico paese!
Per te l’anima geme, e si strugge:
tu sei paradiso, tu gioia assoluta,
e in te lucente amor ha primavera!
Fantasticando l’onda fugge, fiotta
e prodigiose rive bacia;
risplendono bellissimi i cieli,
fiorisce il limone, e si spande l’aroma.

Da ogni parte ti avvolge il soffio,
dovunque l’impronta dei tempi riposa.
E il viaggiatore si affretta
da regioni nevose, già bruciando,
e il grande creato contempla;
l’anima ferve; intenerir si sente,
trema negli occhi una lacrima inconscia;
assorto nel cuor sognatore
attinge l’eco di remote cose.

Del mondo qui la fredda vanità inabissa,
non si snatura l’orgoglioso ingegno;
in una nube di bellezza multicolore
più chiaro e acceso il sol va per lo spazio.
Fantastiche visioni, fantastiche melodie
qui il mare in pace all’improvviso si spande:
il passaggio vivo di nuvole lo cambia,
il verde bosco e la celeste volta.

Ma notte, notte, in estasi respiri:
come dorme la terra, inebriata e adorna!
Appassionato il mirto la sfiora;
e tu, alta sul mondo, luna
fulgida guardi, e meditando ascolti
come suoni l’acqua sotto il remo,
come su dalle aiuole si espanda un concerto,
che incantevole risuona lontano e fluisce.

Terra d’amore e mare di magie!
Nel mondiale deserto, giardino di luce!
Giardino dove tra il vapor dei sogni
vivon Torquato e Raffaello ancora!
Ti vedrò io, trepido d’attesa?
Radioso il cuore, sgorganti i pensieri,
mi brucia e seduce il tuo soffio:
io nel ciel tutto palpito e suono!