domenica 7 giugno 2020

Del doman non v'è certezza...

Il tempo, si sa, è un concetto relativo.

Anche la forma verbale, nella lingua italiana, può essere elastica: il tempo presente, in particolare, si può adoperare in riferimento a un’azione che viene compiuta mentre si parla:

    - Che fai? - Cucino un risotto.

così come per un fatto generico, abituale:

   Ilaria balla molto bene.

Ci possiamo avvalere dell’indicativo presente anche quando a volte ci riferiamo al futuro: 
 

   Domenica andiamo a Roma in  treno.

 PRESENTE PER IL FUTURO

   Da grande voglio fare il giornalista.

 
ma pure per il passato (il cosiddetto presente storico): 
 

   Garibaldi nasce a Nizza nel 1807.

  PRESENTE PER IL PASSATO

   Così a luglio la incontro e le chiedo cosa fa.

 
La cosa curiosa è che talvolta per parlare di un fatto incerto del presente usiamo il futuro:
 

   Bussano alla porta, chi sarà?

 FUTURO PER IL PRESENTE

   Quell’attore avrà 50 anni.

 
o, per accennare al presente, in alcuni casi ci serviamo del passato:
 

   Buongiorno, volevo un biglietto.

 PASSATO PER IL PRESENTE

   - Che fai? - Mah, stavo andando al mercato.

Infine, possiamo a volte usare il futuro per un azione che è passata:

   Napoleone nasce nel 1769: diventerà imperatore 35 anni dopo.

 FUTURO PER ILPASSATO

A quest’ora Giulia sarà sicuramente arrivata.

 

Illustrazione di Justin Erickson