giovedì 15 febbraio 2018

Il verso versatile


La strofa, dal greco strephein (voltare), era il momento del dramma in cui il coro recitava un’ode volgendosi verso gli spettatori. Il termine viene dalla radice indoeuropea *streb(h)-  che significa avvolgere, girare, ma anche rivoltare la terra. 
Da questa sono nati pure l’apostrofo (da apostrephein, allontanarsi, voltare), la catastrofe ( da katastrephein, rovesciare, capovolgere) ma anche strabico (da strabizein, guardare storto, quindi strabuzzare), lo stroboscopio e la scrittura bustrofedica, quella che va da sinistra a destra e nella riga successiva da destra a sinistra (da boustrephein, l’andatura dei buoi, buos, quando arano il terreno).




Questa metafora agricola la ritroviamo in un'altra parola, stavolta latina, sempre con un riferimento alla poesia: versus, il verso. Ha origine da un’altra radice indoeuropea, *wer-, che ha il significato di girare, piegare. 
Innumerevoli termini sono nati da versus: viceversa, versante, avversario, versione, vertice, vortice, vertigine, universo, diverso, anniversario, vertebra, sovvertire, avvertimento, convertire, verticale, introverso, divorzio, attraversare, divertimento…
Il verso stesso è molto “versatile”: oltre la poesia può riguardare la facciata di un foglio, la voce degli animali, una direzione da prendere, una vicinanza, un orario approssimativo.




Il solco del terreno era, per i Romani, lira e ancora oggi usiamo il verbo delirare, vale a dire uscire dal solco. Chi invece segue con obbedienza la traccia, apprende. Come l’inglese to learn, parente della lira latina.